Alle nove di ieri sera Francesco Di Cello, 64 anni, ha lasciato il Commissariato di Lamezia Terme per essere condotto in carcere a Catanzaro. L’uomo, un’ex guardia giurata, alto robusto, con indosso una camicia azzurra e pantaloni grigi, lancia uno sguardo verso le telecamere che si trovano fuori dal Commissariato. Dopo lunghe ore di interrogatorio ha l’aria provata e dimessa.
«Abbiamo eseguito un fermo di indiziato di delitto emesso dal sostituto procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Gualberto Buccarelli, per i reati di omicidio, detenzione e porto abusivo di arma clandestina e di ricettazione della stessa arma», spiega il dirigente del Commissariato di Lamezia Terme, Antonio Turi, raggiunto dai giornalisti. Non aggiunge di più: c’è un fermo in attesa di convalida e la vicenda è molto delicata.

Antonio Turi, dirigente del Commissariato di Lamezia Terme

L’omicidio del figlio in località Marinella

Francesco Di Cello è accusato di aver ucciso il proprio figlio, Bruno Di Cello, 30 anni, a colpi di pistola, in località Marinella di Lamezia, all’interno del Villaggio abitato prevalentemente durante la stagione estiva e dove la famiglia, originaria del quartiere di Sambiase, ha una casa. L’omicidio è avvenuto, presumibilmente, prima delle 11 del mattino. Qui, raccontano diversi testimoni, il 30enne era solito fare jogging. Qui si è consumato l’apice di un rapporto difficile, al termine di quella che, probabilmente, era l’ennesima lite. Un delitto maturato in un «contesto di disperazione», dicono ambienti vicini alle indagini. Il padre si è costituito poco dopo il delitto.

Nel corso della mattinata di ieri diverse persone hanno allertato le forze dell’ordine perché nel Villaggio Marinella, in via Trani, c’era un’Alfa Romeo Giulietta bianca con evidenti tracce di sangue. Sulla stessa strada, racconta un testimone, è stato ritrovato, intorno alle 11, il corpo esanime di Bruno Di Cello. Il ragazzo che lo ha trovato, riverso sulla strada deserta col volto insanguinato, ha gridato aiuto, poi ha chiamato il 118. Gli operatori sanitari hanno chiesto di provare a rianimarlo ma era ormai troppo tardi.

Il luogo del delitto e, a sinistra, Bruno Di Cello

Bruno Di Cello aveva la passione della moda e ambiva ad entrare nel mondo dello spettacolo. Sui suoi profili social si definitiva un "fashion influencer". Negli anni ha anche partecipato ad alcune sfilate partecipando anche alla tappa milanese della "Italia Fashion Week" e a numerosi talent. Un volto noto, dunque, in città il suo e con un certo seguito sui profili social sui quali palesava questa passione.
Eppure nella vita di questa famiglia c’era un lato oscuro scaturito, al termine di una lite, in un tragico dramma familiare.