La realtà oltre i numeri nelle parole di Raffaello Bosco, «disoccupato che vive ogni giorno le contraddizioni di questa terra»: ecco le sue proposte alla politica per creare «un sistema che sia umano»
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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore, Raffaello Bosco, che racconta la realtà di chi non trova lavoro e non riesce ad arrivare a fine mese, elencando una serie di proposte per la politica di entrambi gli schieramenti.
La lettera
Caro direttore, vi racconto la Calabria che non si vede nelle statistiche.
Le scrivo non solo come lettore, ma come cittadino disoccupato che vive ogni giorno le contraddizioni di questa terra. E c'è una cosa che fa rabbia, perché è una contraddizione che ci ferisce nel profondo: il nostro governo ci dice che la disoccupazione sta calando, ma basta guardarsi intorno per capire che la povertà, invece, continua a salire. È un paradosso amaro. L'Istat ci dà numeri che sembrano buoni, ma noi vediamo con i nostri occhi la realtà. Le statistiche dicono che il tasso di disoccupazione scende, ma nessuno ci dice che questo accade anche perché tanti, troppi dei nostri giovani, sono costretti ad andarsene via. E il lavoro che resta non è quasi mai un lavoro che ti permette di vivere con dignità: contratti precari, stipendi miseri. Persone che lavorano tutto il giorno e a fine mese non hanno abbastanza per arrivare alla fine.
Non so se lei ha presente la sensazione di essere un "working poor", una persona che ha un lavoro, ma vive comunque in povertà. Ecco, in Calabria questa non è un'eccezione, è la regola.

L'altra faccia della medaglia è il dato sulla povertà, che qui sfiora il 50%. Metà della nostra gente è a rischio, metà delle nostre famiglie fa fatica ad arrivare a fine mese. A questo punto, si parla tanto di sostituire il vecchio Reddito di cittadinanza. E la mia proposta è questa: usiamola, questa opportunità, per costruire qualcosa che funzioni davvero. Non una cosa fatta con i piedi, che non tiene conto della realtà di chi vive qui. Non si può pensare che un cittadino debba cambiare residenza solo perché nel nucleo familiare il genitore percepisce la pensione sociale. È una cosa assurda, una burocrazia che ci spinge a vivere in modi che non ci appartengono. Serve un nuovo sistema che sia umano e sensato.
1) Separi il sostegno dalla ricerca di lavoro. Chi non può lavorare (anziani, malati) ha bisogno di una mano sicura. Chi può, ha bisogno di essere formato e aiutato a trovare un lavoro vero, non un'elemosina.
2) Investa nella formazione. Diamo ai nostri ragazzi un'istruzione che sia davvero spendibile qui, sul nostro territorio.
3) Incentivi le aziende a darci un'opportunità vera, un lavoro dignitoso. La Calabria non è solo una statistica. È fatta di persone, di famiglie che lottano.
La prego, direttore, parliamo di questo. Diamo voce a questo paradosso, non solo con i numeri, ma raccontando la vita di chi, pur lavorando, non ce la fa.
Con la speranza che queste parole possano far riflettere tutti i partiti, di sinistra e di destra.